sabato 30 maggio 2009

prospettiva


L'entità dei nostri problemi è sempre relativa.

Quando gli stiamo addosso, quando li studiamo da vicino vicino ci sembrano enormi, irrisolvibili e complicati. Ci schiacciano.

Ma quando usciamo dal nostro piccolo mondo e cambiamo la prospettiva ecco che quelli sono problemuzzi da quattro soldi.

Più piccolo è il nostro mondo e più grandi sono i nostri problemi.

Per questo forse ho voluto scavalcare l'appennino ed abitare un mondo un po' più grande. Ma serve a poco se la mente resta in casa.

Allora lascio la finestra aperta e ascolto il mondo che mi chiama. Mi piace sentire tante parole e lingue diverse e incomprensibili. O altre che, viaggiando su frequenze speciali, sono comprensibili a me sola.

E' ora di uscire. Mi scaravento fuori e con il vento in faccia sorrido e mi sento parte di qualcosa di grande. Senza paura.

giovedì 28 maggio 2009

perle




Ci sono dei giorni che sono speciali. Giorni così carichi di emozioni da lasciarti sfinita.


Emozioni che non sono in grado di decifrare. Alcune le sento nettamente combattere dentro di me. Altre sgomitando arrivano ad affacciarsi fino all'orlo degli occhi. Altre ancora restano nel cuore.


Sono piccole perle. Non posso sapere se sono perle sparse o sono piuttosto le perle di una collana.


So solo che sono prezioze.

mercoledì 27 maggio 2009

sopralluogo


Il vento sta girando. Ancora. Alta Pressione.

Allora prendo la bici e torno sulla Martesana, così per un sopralluogo. Non ci sono più ritornata dopo la turbinosa avventura iniziata sotto ad uno schiacciasassi e finita nascondendo un affascinante evaso da San Vittore.

Dopo svariati chilometri mi blocco di colpo. Mi sento all'mprovviso osservata dall'altra sponda.

C'è indubbiamente qualcosa di strano in quegli occhi che mi guardano.
Dovrò tornare per un indagine più approfondita perchè forse sarà da qui che comincia un'altra avventura.

martedì 26 maggio 2009

aria nuova


Oggi ho iniziato la mia settimana off ed è piena di buoni auspici.

Dopo giorni di assenza è tornato un venticello fresco a rinfrescare il sottotetto. Si porta dietro fantasie e sorrisi. Si porta via un senso di oppressione che mi stava soffocando.

Ho consumato le passate settimane off esclusivamente per leccarmi le ferite. Adesso è il momento di raccogliere le forze e portarmi fuori.

Perchè l'estate viene, anzi è già qui.

E il sole mi sta proprio sorridendo.

domenica 24 maggio 2009

domenica



Nella quiete del cortile domenicale non fiata nessuno.


Bello. Questa pace mi tranquillizza.


La coscienza delle cose matura piano piano. Dapprima con dolore e poi persino con dolcezza.


Mi vengono in mente i versi di Rainer Maria Rilke, frammenti delle Lettere ad un giovane poeta:


"...come un albero che non incalza i suoi succhi, e sta sereno nelle tempeste di primavera, senza paura che l'estate non possa venire. Perchè l'estate viene..."


Ecco così, serenamente. Con la coscienza di avere radici ben piantate.


L'estate viene, anzi è già qui.

sabato 23 maggio 2009

svolte


Ciclicamente sono necessarie delle svolte. Personalmente ho avviato una grande svolta nella mia vita. E' iniziata un paio d'anni fa e mi ha traghettato dalla seconda alla terza vita.

E' una svolta che ho sempre considerato incompiuta, così da costringermi a non smettere di girare il volante.

Da qualche tempo però scopro che non sono felice. Ho come la sensazione che quella svolta mi stia portando al punto di partenza.

Mi sono accorta che non ero più in grado di assorbire e cominciavo nuovamente a sanguinare. Non volevo fuggire di nuovo.

Mi sono trovata davanti cose vecchie, meccanismi usati che conoscevo bene. Pesantezze da cui mi devo proteggere perchè non sono in grado di digerirle.
E' ovvio, bisogna dare un'altra sterzata.

Così questa mattina ho deciso di cambiare di qualche grado la rotta. Spostare il baricentro e individuare la mia strada. Libera.

Alla ricerca della felicità. Niente di meno.

giovedì 21 maggio 2009

specchi


Sono un tipo riflessivo. Per questo mi specchio molto e non solo per un fatto di vanità.

A volte mi specchio forte, per guardarmi dentro, per trovare risposte. Ma non sempre quello che vedo mi piace e allora mi faccio linguaccia e mi mando a quel paese.

Qualche volta però può capitare di specchiarsi perfettamente in un altra persona. Può essere uno sconosciuto che riflette perfettamente l'immagine di te che vorresti vedere, che pronuncia le parole esatte che volevi sentire.

E questa è una delicata alchimia che non sai capire come si è realizzata ma sai per istinto che se non la proteggi potrebbe anche mutare il suo stato.

lunedì 18 maggio 2009

dormendo


Mi piace dormire. E mi piace sognare . Anzi a volte non vedo l'ora di addormentarmi per vedere che sogno farò.
Avverto dei passi sul tetto, ma chi può camminare sul tetto? Forse un gatto. Ma i gatti hanno il passo felpato.
L'abbaino lasciato aperto, comincia a far caldo. E' solo un pensiero che ogni tanto ritorna. Come una spia che lampeggia nel cervello in standby. Sogno. Mi vedo dormire. Vedo la stanza dall'alto, come se nuotassi ad un metro sopra di me. Vedo gli oggetti che conosco, il cuscino "perchè i pesci non affoghino" e quell'altro, ultimo regalo di Tra le Pagine, che cita me stessa e incita ad "impastare, per stemperare tutte le emozioni che hai sottopelle".
Poi Salmoni, Sardine e un divano, un divano con sopra seduto un uomo che mi guarda dormire.
Nel sogno mi spavento. C'è qualcosa di inquietante e non capisco cos'è.
Poi mi rassereno, è solo che anche in sogno io so bene di non avere nessun divano. Ora sono tranquilla e posso scendere, riunirmi al mio io dormiente e lasciar defluire il sonno fino al risveglio.
Il sonno ha fatto il suo lavoro e mi ha riposato. Ha fatto anche di più, mi ha ridato un allegria che non provavo da tempo.
Sul tavolo c'è un barattolo di vetro con dentro dei fiori e io non riesco proprio a ricordare di averceli messi.
Li guardo e mi sento bene. Come nuova.

al punto di partenza


Dal mio nascondiglio tra le frasche posso osservare lo strano evolversi degli eventi.

Vedo i due energumeni emersi dalle acque immobilizzare lo Sconosciuto, che probabilmente voleva solo aiutarmi ad uscire dal tunnel, e trascinalo via accusandolo di essere un pericoloso terrorista.

Ora tocca a me aiutarlo, penso.

Così armata di fionda sparo cioccolatini verso le inferriate di San Vittore. Cioccolatini Emotivici, altamente confortanti.

Adesso posso tornare al mio rifugio sotto al tetto ad ascoltare le sirene urlare nella notte.

Resto qui, un po' confusa, mentre il sonno si fa velocemente strada mischiando nuovamente tutte le carte.

giovedì 14 maggio 2009

luce


Dopo tutti questi giorni nella penombra faccio fatica a mettere a fuoco in piena luce.

Mi schermo gli occhi con una mano e sul fondo della barchetta scorgo qualcosa di chiaro. Mi chino per guardare meglio e scopro una mappa.

E' una mappa della rete idrica milanese. Già, ma ora sono fuori mi avrebbe fatto comodo prima, quando stavo ancora là sotto. Per curiosità la rigiro tra le mani e vedo appuntato il nome di un albergo.

Incredibile. Una sola volta ho passato la notte in un hotel di Milano, per via di una aereo da prendere e di una visita romantica in realtà mai ricevuta. Ebbene sulla mappa della rete idrica milanese leggo il nome di quell'albergo.

Capisco subito che deve averla lasciata lui, l'Uomo del/da Marciapiede. Mi sbraccio con la mappa in mano, vorrei dirgli che è una bella coincidenza, e poi forse quella mappa gli serve, quando lo vedo precipitare per terra atterrato da due sub emersi dalle acque.

Istintivamente mi nascondo, tra vegetazione e detriti. Trattengo il respiro e resto ad osservare.

mercoledì 13 maggio 2009

infinito




Mi lascio addormentare. Il sonno è lieve con percezioni precise di quello che succede intorno a me. Ho una mano immersa nell'acqua che disegna cerchi. Uno dopo l'altro. Con l'occhio della mente li vedo, tutti in fila: sono una serie di 8. Poi arriva come un' onda leggera e li sdraia. Ora capisco: sono otto simboli dell'infinito. Mi fanno domande e pretendono risposte. Otto cose da migliorare, otto cose da realizzare, otto cose da cambiare.


Vedo scorrere i miei giorni e capisco che la prima cosa è questa: abbandonare il pensiero del passato, vivere come se questo fosse il primo giorno. Ma anche l'ultimo, grido io. Certo, anche l'ultimo. E se questo fosse l'ultimo giorno cosa sarebbe davvero importante? Credere in me, fino in fondo. E poi? Poi viene tutto da se. La creatività che scorre come acqua e bagna tante sponde, porta vita e fertilità. Porta una vita dove il lavoro è un piacere e il benessere mantiene in salute. Una vita dove il cuore può di nuovo tornare ad aprirsi, come fosse la cosa più facile del mondo. E una volta aperto può imparare a ricevere. E ricevendo non è più uno ma due. Che costruiscono in complicità. Ma cosa costruiscono? Costruiscono!


Piano piano avverto che la luce cresce. Devo aver dormito e ho perso il senso del tempo e della realtà. Ma è poi realtà questa? Mi metto a sedere e vedo che la barca in tutto questo tempo ha navigato. Davanti a me vedo l'uscita del canale sotterraneo. Qualcosa o qualcuno sta tirando la barca, ma io non riesco a vederlo.


Ora sono fuori, in un canale a cielo aperto. Dagli orti che vedo sulle sponde si direbbe la Martesana. Non faccio a tempo a domandarmi come sono arrivata fino a qui che vedo una figura uscire dall'acqua e arrampicarsi sulla sponda.


Mi giro mentre la barca viene trascinata via dalla corrente e vedo l'Uomo del/da Marciapiede, grondante e ansimante, che dalla sponda mi sorride e mi saluta con la mano.


Gli sorrido piena di gratitudine e gli lancio un bacio.


Ora mi sento molto bene, il sole e il vento sulla pelle mi accarezzano. Penso che andrò avanti. Avanti fino al mare.


martedì 12 maggio 2009

acqua


Pare che quaggiù ci siano i miei elementi preferiti: l'acqua e la penombra. Anche se la penombra è un po' esasperata. Direi che è quasi buio.

Continuo a non aver paura, ma non posso neanche dire di sentirmi felice. Nonostante la presenza dell'acqua. E della penombra certo.

Ho un desiderio fortissimo di immergermi. Nuotare fino a stancarmi e poi lasciarmi trasportare. Avvolgermi d'acqua.

Ma qualcosa mi dice che potrebbe essere pericoloso. Cerco di mantenere il buon senso e ripercorro il canale cieco lungo il bordo.

Arrivo ad una specie di Piazza dell'Acqua, dove convergono diversi canali. Qui è più chiaro perchè le prese d'aria sono più grandi e più numerose. Probabilmente sono proprio sotto ad una vera piazza. Penso se qualcuno là sopra si è accorto della mia sparizione. Chissà se lo schiacciasassi correndo verso la sua fidanzatina ruspante si è reso conto che io scivolavo sotto terra? E l'Uomo del/da Marciapiede sfuggito ai ghisa starà cercando con lo sguardo un movimento di carta velina che possa fargli individuare il mio percorso?

Torno con i piedi per terra, anzi sotto terra, e perlustrando la Piazza dell'Acqua vedo che c'è una barchetta ormeggiata.

Adesso che so come uscirò di qui mi sembra fin troppo facile e decido di prendermela comoda. Salto sulla barca e mi distendo sul pagliolo.

Da questa posizione posso vedere la volta che riflette a tratti l'acqua, mentre mi lascio cullare finalmente posso ascoltare un silenzio nuovo, fatto di un lievissimo tintinnio. E' come se fossi dentro ad uno strumento musicale, una sorta di grande arpa ad acqua. Mi sembra di aver trovato quello che cercavo, la mia musica.

Con questo pensiero mi sento sorridere e mi lascio andare al sogno. Resto qui, ancora un po'.

sabato 9 maggio 2009

esplorando



Non posso stare ferma a lungo. Mi riprendo. Parto per l'esplorazione.


Solitamente non sono troppo curiosa, o meglio tendo a credere a quello che vedo. Senza andare a vedere cosa c'è dietro.


Ma questa volta non posso credere ai miei occhi: in una galleria della rete idrica milanese c'è una casetta costruita attorno all'acqua, con tanto di giardino e pontile d'approdo. La prima cosa che penso è che questa dev'essere una proiezione dei miei sogni. Deve significare per forza qualcosa.


Mi avvicino circospetta e subito mi accorgo che la casetta è davvero minuscola, così minuscola che....non è altro che una cartolina dal Giappone riflessa in un specchio!


Sono sbalordita. Mentre mi domando già sorridendo che tipo di persona fantastica può aver ingegnato tutto ciò, sento uno scalpiccio sopra di me, dove c'è una griglia di areazione. Mi sposto per riuscire a vedere cosa succede e riconosco le divise di due ghisa che cercano di brancare l'Uomo del/da Marciapiede che grida: "gli specchi dovrebbero riflettere un momento prima di riflettere le immagini", citando Cocteau. Ma i vigili milanesi non sono sensibili alle citazioni e trascinano via la voce fuori campo insinuando pesantemente sulle evidenti alterazione del suo stato.


Così mi ritrovo sotto la città, tra acqua e strade trafficate sopra la mia testa, con in mano una cartolina dal Giappone.


Tanto vale continuare l'esplorazione, giusto per cercare di trovare un filo conduttore.

mercoledì 6 maggio 2009

impedimenti


Stavo già per cantar vittoria. Anzi pensandoci bene l'avevo già cantata.

Me ne andavo in giro avvolta ad uno schiacciasassi senza curarmi del fatto che in questo modo accecavo lui e me. E avrei continuato nella mia corsa cieca se un uomo dal marciapiede non mi avesse gridato di fare attenzione.

Così sono scivolata giù in fretta, giusto in tempo per lasciare lo schiacciasassi libero di correre verso uno dei tanti cantieri aperti giorno e notte. L'ho visto affiancarsi con delicatezza ad una ruspa e ho pensato che probabilmente lei era quella giusta. Non ho tanta simpatia per le ruspe. Niente di personale, solo quella cosa della erre seguita dalla u che mi resta piuttosto difficile.

Mi rialzo un po' stordita e cercando di capire il significato di tutto ciò, inciampo e finisco dritta dentro ad un tombino lasciato aperto.

Questa volta mi sa che il lieto fine non arriverà.

Invece controllo i danni e scopro che non solo non ho niente di rotto, ma che sono capitata dentro una casa. Per un attimo penso di stare sognando, o forse di essere morta. Sono nel giardino interno di una minuscola e deliziosa casetta, illuminata da un complicato sistema di specchi, costruita dentro ad una galleria cieca dell'acquedotto.

Immagino di dover aver paura.

Aspetto.

venerdì 1 maggio 2009

punti di vista

www.questipostidavantialmare.splinder.com


Sono ancora qui. Spalmata sull'asfalto, sotto lo schiacciasassi.

Ma non sto più male, anzi adesso che ha smesso di piovere comincio a vedere i vantaggi della mia posizione. Da qui sotto posso vedere la città al contrario. Devo sporgermi solo po', non troppo perchè così spalmata le mie dimensioni piane sono molto aumentate. A scapito di quelle tridimensionali.

Insomma sono restata qui sotto una settimana, proprio durante la pioggia. Mi sono lavata a fondo. Ho anche pensato di scomparire completamente, sciacquata via.

Ho visto moltitudini di piedi e gambe. Ma anche ruote di tutti i tipi e zampe.

E ho visto il rovescio dello schiacciasassi.

La sua solitudine nella pioggia mi ha intenerito. Così mi sono tesa al massimo, come una carta velina, e piano piano l'ho avvolto completamente.

Adesso è di nuovo tutto ribaltato. Ora sto sopra lo schiacciasassi, posso guardare lontano e lui non è più così solo nella pioggia.