mercoledì 6 maggio 2009

impedimenti


Stavo già per cantar vittoria. Anzi pensandoci bene l'avevo già cantata.

Me ne andavo in giro avvolta ad uno schiacciasassi senza curarmi del fatto che in questo modo accecavo lui e me. E avrei continuato nella mia corsa cieca se un uomo dal marciapiede non mi avesse gridato di fare attenzione.

Così sono scivolata giù in fretta, giusto in tempo per lasciare lo schiacciasassi libero di correre verso uno dei tanti cantieri aperti giorno e notte. L'ho visto affiancarsi con delicatezza ad una ruspa e ho pensato che probabilmente lei era quella giusta. Non ho tanta simpatia per le ruspe. Niente di personale, solo quella cosa della erre seguita dalla u che mi resta piuttosto difficile.

Mi rialzo un po' stordita e cercando di capire il significato di tutto ciò, inciampo e finisco dritta dentro ad un tombino lasciato aperto.

Questa volta mi sa che il lieto fine non arriverà.

Invece controllo i danni e scopro che non solo non ho niente di rotto, ma che sono capitata dentro una casa. Per un attimo penso di stare sognando, o forse di essere morta. Sono nel giardino interno di una minuscola e deliziosa casetta, illuminata da un complicato sistema di specchi, costruita dentro ad una galleria cieca dell'acquedotto.

Immagino di dover aver paura.

Aspetto.

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