lunedì 29 giugno 2009

senza titolo


Certo, posso anche avere pensieri senza titolo. Posso scrivere ascoltando di volta in volta quello che mi detta il cuore o la testa. Certe volte invece è la pancia a prendere il sopravvento ma sinceramente non ho una grande stima per la mia pancia.

Bene, in questi giorni ho cercato di restare semplicemente in ascolto. Recepire gli imput e poi senza fretta elaborare le idee. Forse è un lusso o forse solo un'illusione. Il fatto è che io ci credo.

"...stare come se l'eternità giacesse ai nostri piedi" o qualcosa del genere, sempre da Rilke. Forse sto solo cercando scuse o menando il can per l'aia. La verità è che non sono ancora venuta a capo di nulla. Veramente non so cosa farò, i miei programmi di lavoro si spengono a ferragosto ma ho un sacco di idee. Forse anche troppe al punto che ognuna va avanti per conto suo senza però arrivare a configurare un vero progetto.

Poi c'è quel piccolo esercito delle idee già iniziate, semilavorati portati avanti quest'ultimo anno che adesso se ne stanno lì in fila buoni buoni come tanti soldatini in attesa di ordini.

Probabilmente dovrò darmi l'ordine di fare ordine ma sono sempre così poco autoritaria che alla fine i miei soldatini romperanno le righe e diserteranno in massa. E a me non resterà che cercare tra le righe un solo significato che possa emergere. Vincente.

giovedì 25 giugno 2009

libertà


Una cosa che mi fa felice di questa mia terza vita è l'indipendenza. Che per me significa poter raggiungere un posto abbastanza lontano in bicicletta.

Oggi ho pedalato lungo il Naviglio Grande fino a Corsico. Non è una grande impresa ma per me verificare di poterlo fare ogni volta che lo desidero è una gran cosa.

Al ritorno poi ho potuto scoprire che quella specie di pista ciclabile è animata da persone di tutti i tipi ed età. C'è chi corre, chi cammina svelto, chi va con i pattini e ovviamente chi pedala. Subito di fianco poi c'è un discreto via vai di vogatori. Tutti animati dal desiderio di farsi del bene, di migliorarsi o perlomeno di buttare fuori un po' di tossine e negatività.

Io intanto pedalavo e misuravo la mia elasticità. Non solo quella dei muscoli ma anche quella della mente. Mi domandavo se fossi pronta ad individuare nuovi obbiettivi e nel caso di necessità avessi saputo cambiare la rotta con sufficiente freddezza e ottimismo.

Mi sono guardata intorno e ho visto il nulla. In realtà non ho costruito niente che mi possa dare la minima sicurezza, niente che mi leghi ad una data situazione.

Non ho niente, a parte la bicicletta e me stessa. Quindi sono libera.

Libera e con tanta voglia di pedalare.

lunedì 22 giugno 2009

metamorphosi

Folon, Aime Moi

C'è voluta quasi una settimana. Forse ero solo svenuta, ma non avevo nessuna voglia di rinvenire.

Me ne restavo lì, aspettando forse che il mare mi portasse via. Ero sfinita.

Poi ho cominciato a sentire che la sabbia sotto di me aveva un qualche movimento. Dapprima cercavo di ignorarlo, così per scaramanzia, poi ho cominciato ad assecondarlo.

Dopo poco ho cominciato ad annusare l'acqua. E' arrivata proprio così. Come un'idea.

E come una bella idea ha cominciato a dipanare le nubi che vagano fisse nel mio cervello.

Lo so che è una faticaccia ma voglio andare avanti. Voglio guarire da me stessa, dalla paura di sbagliare o di non farcela.

Voglio combattere i miei stessi anticorpi che mi aggrediscono fino a ridurli alla disciplina.

E contemporaneamente vedere il mio limite. E accettarlo senza stressarmi troppo.

sabato 20 giugno 2009

sabato sera

Immagine de "l'imbarchino"

Distesa sul letto ascolto la pioggia con entrambe le orecchie.

A sinistra pioggia verticale, costante, monotona, rilassante.

A destra pioggia orizzontale, sul lucernario. Pioggia jazz, piena di improvvisazioni.

Sabato sera e nessuna velleità mondana.

Resto qui. Felice di questo concerto.

martedì 16 giugno 2009

arenata

Magritte - Pesce

Incapace di contrastare la corrente contraria mi sono arenata.

Mentre resto qui un po' sottosopra su questo bagnasciuga posso però osservarmi, riprendere le forze e impadronirmi nuovamente della mia determinazione.

Mi osservo da tutti i lati solo per scoprire che continuo a mirare in basso accontentandomi di sopravvivere.

La mia stessa genialità spesso mi spaventa, come fosse un dono non meritato o meglio una responsabilità ingombrante.

Alla fine me la prendo sempre con me stessa e spesso mi ferisco. Ancora.

Cos'è che mi spinge a vergognarmi dei miei desideri al punto da censurarli e renderli minimali?

Non devo temere di realizzare i sogni. E voglio esagerare.

Perchè l'esagerazione è solo una verità che ha perso la pazienza.

E' questo che ho letto quel giorno su di un muro mentre scivolavo nel tombino e l'uomo da/del marciapiede si allontanava circospetto.

sabato 13 giugno 2009

prendendo il largo


Questa notte un folletto spiritoso deve aver levato l'ancora alla mia casa.

Io dormivo e non mi sono accorta di nulla ma stamattina, tarda mattina devo dire, mi sono svegliata con una luce diversa. Anzi forse, per una luce diversa.

Poi c'era quel delizioso, lieve movimento ondulatorio che mi cullava. Forse per questo sembrava che non mi volessi più svegliare.

Dall'abbaino-boccaporto posso vedere solo il cielo. E' un cielo azzurro chiaro e l'aria ha decisamente il sapore dell'aria di montagna, anche se l'odore è quello della salsedine, addolcito appena da un profumo di pini. Le grida che sento invece devono essere di gabbiani.

Le mie sensazioni e la mia notoria e assoluta mancanza di bussola mi fanno pensare ad un mare del Nord.

Poi, uno alla volta, riaffiorano i sogni della notte. Allora ritrovo come due in uno personaggi e maestri a rimproverarmi per non avercela messa tutta. Vedo scolpito l'epitaffio della 5° elementare: "se si fa leva sulla buona volontà può fare molto e bene". Già, la buona volontà o forse la cocciutaggine. O la sindrome dell'artigiano instancabile. Mi ritrovo a vivere nelle situazioni critiche unite in un unico labirinto da cui non riesco ad uscire. Ogni porta che apro mi riporta indietro in un altra dimensione non risolta.

Poi, nascosto dietro uno specchio, ritrovo il folletto spiritoso che sorridendo mi fa semplicemente segno di smammare, mollare gli ormeggi e lasciarsi navigare.

Verso un sogno più blu.

martedì 9 giugno 2009

la cura


Dopo aver sfidato il ciclone là fuori oggi voglio sfidare me stessa.

Voglio sfidare quella vocina che mi dice di alzarmi e di darmi da fare, di pensare a questo e a quello.

Voglio dirle di no.

Oggi avrò cura solo di me. Mi regalo il tempo.

Una intera giornata senza impegnarmi con nessuno e con niente in particolare.

Una giornata per cogliere il desiderio di un attimo e dargli tutta l'importanza che merita. Con la leggerezza di un animo pigro.

lunedì 8 giugno 2009

nell'occhio del ciclone


L'acqua mi era arrivata ormai alla gola e cominciavo a pensare alle sensazioni che si devano provare quando ti arrendi e ti lasci dolcemente affogare.

Ma il mio amor proprio ha cominciato a prendermi a schiaffi costringendomi a resistere.

Certo era dura trovarsi là in mezzo nell'assoluta solitudine.

Poi, quasi impercettibilmente, l'acqua ha cominciato a ritirarsi, le idee a schiarirsi e io ho capito che ce la potevo fare.

Potevo venirne fuori.

Così sono passata in mezzo all'uragano senza affogare.

E finalmente è lunedì.

venerdì 5 giugno 2009

ricordi componibili


In questo ritorno nei luoghi della mia prima vita riaffiorano a tratti i ricordi. Ogni volta che ci ritroviamo in due o tre amiche di allora è inevitabile tornare a rimestare nel pentolone dei ricordi.

Ho potuto notare che per lo stesso fatto ognuno ha la sua personale versione indiscutibile e che spesso i ricordi non combaciano.

E' stato fin troppo facile pensare che la strada della demenza senile era ormai aperta e noi tutte la stavamo imboccando allegramente.

Poi mi sono allontanata un po', ho seguito la discussione guardandoci dall'esterno. E allora ho potuto vederlo: un grande unico ricordo formato dalle nostre diverse, personali, soggettive percezioni. Come un grande pachwork. Non è lo stato della memoria a garantire la fedeltà dei ricordi. Quello che resta indelebile è determinato da come ognuno di noi ha vissuto quell'evento.

Ho dovuto vedermi nel ricordo delle altre per scoprire che la mia autostima era proprio rasoterra.

Dovremo per forza ritrovarci tra venti o trent'anni per ricordare quella volta che abbiamo cucito insieme i ricordi di ognuna.

Sono curiosa di vedere che razza di pachwork verrà fuori allora.

giovedì 4 giugno 2009

sassi


Ho inaugurato il mese nuovo con un pic nic sul Ticino.

Tanti anni fa, nel pieno della mia prima vita, ci andavo spessso. Allora cavalcavo una Gilera Gialla e correvo giorno e notte, padrona del vento e dei chilometri. Una volta, di notte, ho organizzato un pic nic. Era un pic nic per zanzare, loro hanno gradito molto. I miei amici un po' meno.

Sono rimasta ad osservare i sassi. Quelli asciutti sulla riva e quelli che si lasciano bagnare dall'acqua. Ho osservato, girandoli da tutti i lati, i sassi che mi porto nel cuore. Come un bagaglio calcificato che ormai si confonde con la mia stessa carne fino ad averne modificato la struttura. Ma questo fa parte della vita. Siamo materiale modificabile, in continua trasformazione.

Proprio come il fiume. Non è mai la stessa acqua quella che ci abita.

lunedì 1 giugno 2009

sicurezze


Non è mica vero che esco, vento in faccia, e mi mischio alla città.

Faccio un sacco di resistenze. Posso vedere i piedini del mio io puntarsi per non uscire. Alle volte però non ce la fa e deve cedere.

Ieri sono stata addirittura fuori dalla città. Due amiche si sono accordate per trascinarmi in campagna. Ovvio che le ho tentate tutte per glissare, rimandare, declinare. Ma loro niente. Mi hanno accerchiato.

E' stata un buona giornata. Di cose condivise per tanti anni passati. Di analisi e racconti. Di buona pappa e dolci colline.

Certo tornare al mio rifugio è stato confortevole.

Dove è andato a finire il tempo in cui per restare in casa dovevo incatenarmi?