venerdì 31 dicembre 2010

l'ultimo


L'ultimo giorno dell'anno infine rallento. La prendo larga da ogni impegno, preferisco improvvisare.
E l'istante mi porta dentro di me, con una voglia infinita di pace e silenzio.
Così mi godo le ultime ore, concentrata nell'unico desiderio di fare quello che più mi piace.
E' semplice ma non è affatto scontato, devo appellarmi a tutto il mio coraggio per augurarmi da sola di essere migliore per l'anno che verrà. E lui non potrà fare altro che essere un anno migliore.

lunedì 27 dicembre 2010

immergendomi


Come immergendomi in un mondo fantastico ritrovo il mio ritmo.
E' un ritmo speciale, un po' pigro e molto fluttuante. E' un ritmo decisamente acquatico dove le cose si trasformano per accontentare la mia fantasia.
Mi guardo in giro mentre mi godo la carezza dell'acqua sulla pelle, esploro territori così conosciuti e in bella vista da essere per me assolutamente nuovi.
Per un attimo che sembra lungo una vita posso percepire l'infinito sopra di me.
Sorrido sott'acqua con la certezza di essere davvero una ragazza fortunata.
Molto fortunata.

domenica 26 dicembre 2010

accendere


Troppo spesso faccio finta che vada bene così e mi accontento di risultati mediocri.
Sempre più spesso però mi capita di volercela mettere proprio tutta.
Sì, quando credo fino in fondo in quello che faccio allora porto avanti il mio progetto con la massima cura. Senza tirar via, senza risparmiare energie né intelligenza.
Per forza dopo il risultato è forte.
Ma anche girare per la mia città col naso per aria a guardare le lucine di Natale.
Anche questo mi ricarica e mi accende.


martedì 21 dicembre 2010

ritorni


In realtà non sono mai andata via. Ero assente però, questo sì.
Completamente assorbita, legata, avvinghiata. Anzi direi di più: invischiata.
Giorno dopo giorno e alcune memorabili e sfinenti notti.
Era già successo lo scorso anno, con l'arrivo del freddo.
Passo il mese di dicembre strettamente fidanzata con il cioccolato, e lui la fa da padrone su ogni aspetto della mia vita.
Ma queste ormai sono le ultime ore.

domenica 28 novembre 2010

soffice


Una domenica soffice, sì, molto soffice.
E non ha ancora nevicato! Certo che se ci si mettesse anche la neve sarebbe ancora più soffice. Forse troppo però. Correrei senz'altro il rischio di restare qui ad impastare sofficezza su sofficezza fino a restarne completamente avvolta.
In realtà la magia di questa domenica è cominciata già di sabato, anche se qualcosa di rigido ancora persisteva e non voleva cedere.
Ma poi è stato facile.
E' bastato assecondare quel pensiero leggero che andava semplicente a scompigliare tutti i programmi.
Così si costruisce una domenica soffice. Con una buona base di sorrisi e piacevolezza si può tranquillamente assaporare minuto per minuto quello che passa.
Lasciandosi cullare da amore e fantasia.

martedì 23 novembre 2010

corto circuito

Oltre ad essere legati a tempi e luoghi particolari, oltre ad essere i guardiani di un ricordo, i miei oggetti sono anche la testimonianza delle cose cho ho fatto. O perlomeno di quelle che ho provato a fare.
Questi che si intravedono sopra la madia ad esempio sono i Lollipop Bijoux: finti gioielli di veri biscotti, crackers o cioccolatini.
Sono stati la passione di una stagione ma fin dall'inizio li ho traditi non credendo in loro. Benchè li amassi molto ero sicura che si sarebbero sgretolati nel giro di qualche mese... e invece eccoli lì! Ancora interi dopo ben tredici anni!
Forse valeva la pena di crederci un po' di più.
Lo so, è il mio punto debole.
Cioè, uno dei...

lunedì 22 novembre 2010

CASA


Anche se qui dentro ho predicato più di una volta il Principio del Vuoto, confesso di fare una gran fatica a liberarmi degli oggetti.
Non me ne libero, no. Piuttosto me ne dimentico. Per qualche anno, per qualche vita.
Così ieri sera finalmente alcuni oggetti sono usciti dagli scatoloni per prendere il proprio posto nella casa. Sì, in questo momento mi sembra proprio che siano loro a mutare lo stato di questo appartamento in casa.
La casa custode della memoria.
Solo questa piccola cosa.
Niente a che vedere con il senso di appartenenza, la serenità o la stabilità. Sensazioni o emozioni che dipendono solo da me.
In qualsiasi luogo, nel tempo infinito di un attimo.


martedì 16 novembre 2010

respirando


Mi fermo, mi ascolto. Cerco di prendere il ritmo. Di riprendere il ritmo.
C'è qualcosa che non va. Sono a pezzi e non capisco.
Sarà solo la stanchezza penso.
Poi mi rendo conto di essere in apnea. Un altra volta. Eppure mi ero giurata di non farlo più.
Devo fermarmi, ascoltarmi e... respirare.
Sì, solo respirare. Tutto il resto viene da sé.
E' talmente semplice.

lunedì 15 novembre 2010

fatica


Giorni di grande fatica.
Fatica ad andare avanti diritta, senza distrarmi, senza perdermi, senza sprecare energie.
Fatica soprattutto nel non voler tralasciare nessun aspetto della mia vita.
E so già che qui c'è il punto critico: la tendenza a macinare a testa bassa concentrandomi su quello che di volta in volta mi spaventa o mi coinvolge di più.
Fatica: deriva da "fatis" che significa crepa, fenditura.
Fatica: aprire una crepa dentro i propri limiti.
Fatica cioè significa: superare i propri limiti.
Allora mi fermo, mi guardo attorno in questa casa ancora nuova, ancora da vivere.
Mi fermo a guardarmi da fuori mentre decido di fermarmi, preparare il caffè e sedermi qui a scrivere. Dopo un tempo che mi sembra lunghissimo.
Adesso va meglio, posso vedere tutta la bellezza di questo istante e provare gratitudine per la mia vita e per quella che sono.
E anche per chi silenziosamente mi legge. Grazie.

sabato 30 ottobre 2010

un altra finestra


Il nono trasloco sembra concluso.
Da una settimana vivo la nuova casa. Ancora scatoloni, ancora oggetti che cercano il loro posto, ancora libri che aspettano il proprio ripiano per riposare.
Senza fretta, una cosa per volta.
Voglio lasciare il tempo alle cose per scegliersi il proprio angolino preferito. Perchè no? Abbiomo tutto il tempo ora. E' una bella sensazione, sì.
Mi ci voleva, sì. Anche se il vagabondaggio di questi ultimi anni alla fine non mi è spiaciuto affatto. Mi sembra di aver imparato tante cose. Su tutte, vivere nell'instabilità. Ma questa non è mica una novità, anzi.
Così stasera resto alzata ad ascoltare la notte.
Notte di note blue... niente male davvero.

sabato 16 ottobre 2010

la pioggia nel parco


La prima pioggia di stagione in bicicletta.
E' già buio quando attraverso il parco. Le ginocchia bagnate, i capelli bagnati.
Sembra quasi ci sia un velo di nebbia ma forse sono solo i miei occhiali, bagnati.
Mi sembra di pedalare dentro un film.
Mi aspetto perlomeno un incontro inquietante e sfido il mio coraggio mentre cerco di non scivolare sulla ghiaia.
Sento tutto il peso della stanchezza, ma la mia fantasia sembra non risentirne e insiste a vagare nei territori umidi della nebbia.
Poi ancora pioggia, il pavè bagnato, le rotaie scivolose e il traffico. Il pensiero di una serata fatta di caldo, cibo e divano mi consola pienamente.
Nessuno che mi aspetta. Solo io.
Nessun amore, nessun rimpianto.
E mentre mi godo la comodità di un buon riscaldamento mi sorrido pensando alla fortuna di essere un animale tanto semplice.
Sì, è vero: tutto quello che mi serve l'ho imparato dalle mie gatte!

mercoledì 13 ottobre 2010

TAPPE


Certe volte mi sembra di vedere chiaramente la mia strada.
Non è né in salita né in discesa. Assomiglia più che altro al percorso del Monopoli, con tutte le sue caselle, quelle di solo transito e quelle dove si resta fermi un giro.
Comunque sia mi rendo conto che ogni casella ha il suo bel perchè.
Sono tante piccole tappe. Ci portano sempre un gradino sopra, anche quelle che sembrano tirarci giù o fermarci.
Ora che il mio passaggio nella casina di transito si sta completando sento il bisogno di fissare questo momento.
E' stata una casina molto generosa, piena di silenzio e di sole. Pensavo fosse solo un punto d'appoggio ma ora scopro che in questi mesi abbiamo intrecciato una vera relazione.
Non mi resta che dedicarle la prima serie di cioccolatini della stagione!

sabato 2 ottobre 2010

giro-giro-tondo



Una settimana lunga una vita.
Sì, negli ultimi sette giorni ho pascolato un po' nelle mie vite passate.
Nella seconda in particolare.
Mi sono immersa in abbracci tanto caldi da rosolarmi il cuore.
Poi ho raccolto tutte le mie carabattole e ho cercato di concludere il trasloco dalla seconda alla terza vita.
Ora mi sento così leggera e tranquilla che ho il sospetto di aver già messo un piede nella quarta.



mercoledì 22 settembre 2010

liaisons dangereuses


Inaspettatamente anche la sobria operosità d'autunno può incrinarsi per far entrare un sospiro.
Quando hai un animo che ha la stessa consistenza del burro è difficile lasciare fuori i turbamenti.
Per questo ho inventato le Medicine Emotiviche.
Ed io sono la mia migliore inguaribile cliente.

martedì 21 settembre 2010

amori estivi


Il ritmo dell'autunno riempie la testa di pensieri concreti e produttivi e svuota il cuore dai sospiri.
Generalmente gli amori estivi spazzati via dal primo temporale defluiscono in qualche tombino. Tutto si lava via, anche la malinconia.
Da qualche giorno però la mia concretezza è distratta da un amore estivo che sembra intenzionato a prolungare la sua stagione.
Peccato che io sia solo il terzo incomodo. Loro, i protagonisti se ne stanno giorno e notte sul balcone, intrecciando con forza la loro relazione.
Lei che è sempre stata così indipendente si è fatta incatenare per bene.
Era anche una tipa molto solitaria. Al punto che nel palazzo, quello del magico abbaino, mi chiamavano "la signora della pianta" proprio perchè ero l'unica ad averne una sola.
Sì lei è la mia Mimosa Marzolina, sedotta e avvinghiata a Gelsomino.
Presto lascerò la casina di transito e questa relazione verrà troncata.
Ahimè, il triste destino degli amori estivi.

giovedì 16 settembre 2010

vortice


I vortici sono sempre pericolosi.
Possono essere originati indifferentemente sia da un cortocircuito che da un sovraffollamento.
Di solito i vortici da corto circuito hanno origini amorose. Consumano, bruciano e fanno girar la testa. Spesso producono ustioni di cui è difficile far scomparire le cicatrici.
I vortici da sovraffollamento invece sono originati dalla convinzione di dover controllare ogni piccolo aspetto della vita, e a volte ahimè, anche di quella degli altri.
Personalmente scivolo volentieri nei primi, anche se mi ci vogliono perlomeno due o tre minuti prima di abbandonare gli ormeggi e lasciarmi dolcemente risucchiare dentro.
Sì, i vortici di questo tipo sono una specie di oblio.


domenica 5 settembre 2010

compagnie insolite

Sabato mattina, le sette e mezza.
Pedalo in mezzo a un traffico quasi inesistente.
Piazza della Repubblica, Viale Tunisia, Viale Regina Giovanna.
C'è un macchinone scuro e molto lungo che mi ritrovo ad ogni semaforo, sembra che siamo sincronizzati. Io parto in leggero anticipo e dopo poco lui mi accosta e mi supera. Dopo un bel pezzo mi rendo conto che non è altro che un carro funebre ed è solo. Nessuno lo segue. Nessuno accompagna questo morto al cimitero. Solo io.
Allora decido di allungare un poco la mia strada per fargli compagnia, non dev'essere piacevole il passaggio in solitudine.
E' così che senza accorgermene mi commuovo e mi sento gli occhi pieni di lacrime vere. Come una mediterranea prefica prezzolata piango per un morto sconosciuto.
Chissà se ne avrà qualche beneficio.
Poi gli sorrido, faccio ciao con la mano e imbocco via dei mille.
Felice di questo fuggevolissimo incontro.

giovedì 2 settembre 2010

la passione


Parole che non oso nemmeno pensare.
Eppure più volte le ho accarezzate, le ho desiderate. Solo per poi sfuggirle.
Ci vuole coraggio, lo so.
Ma ci vuole anche la follia? O forse possiamo farne a meno?
Come abbiamo sempre fatto.
Nella purezza di un equilibrio che non è mai del tutto pulito.
Oggi ho ritrovato queste parole, sublimi e inquietanti, vere. Non riesco a ricordare per quale strada sono entrate nella mia memoria e non riesco a scoprire quasi nulla su di lui: Jeremy Luedtke.


L'Invito

Non mi interessa che cosa fai nella vita.
Voglio sapere ciò che desideri, e se osi sognare
di sentire il desiderio intenso del tuo cuore.
Non mi interessa quanto sei vecchio.
Voglio sapere se rischieresti di apparire pazzo per amore
per il tuo sogno, per l'avventura di essere vivo.
Non mi interessa quali pianeti stanno squadrando la tua luna.
Voglio sapere se hai toccato il centro del tuo intimo dolore,
se ti sei aperto ai tradimenti della vita
o se ti sei seccato e chiuso in te per la paura
e per non sentire ulteriore dolore.
Voglio sapere se puoi sederti e stare con il dolore, il mio dolore e il tuo,
senza cercare di spostarti per nasconderlo o ridurlo o imprimerlo in te.
Voglio sapere se puoi stare con la gioia, la mia gioia e la tua gioia,
se puoi ballare con impeto e lasciare che il trasporto ti riempia fino alla punta delle dita,
fino ai piedi senza controllarti, senza essere realistico, senza ricordare
le limitazioni dell'essere umano.
Non mi interessa se la storia che mi stai raccontado è vera.
Voglio sapere se sei capace di deludere un altro per essere veramente te stesso;
se puoi sopportare l'accusa di tradimento e non tradire la tua stessa anima;
se puoi essere infedele e tuttavia leale.
Voglio sapere se puoi vedere la bellezza anche quando il quotidiano non è piacevole,
e se riesci comunque a trarre nutrimento per la tua vita dalla sua presenza.
Voglio sapere se puoi convivere con il fallimento, il tuo e il mio,
e restare sul bordo del lago a osservare l'argento della luna piena e gridare "si"!
Non mi interessa dove vivi e quanto denaro hai.
Voglio sapere se puoi alzarti, dopo una notte di dolore e disperazione,
pur stanco e ridotto all'osso e fare quello che devi fare per dare da mangiare
ai tuoi figli.
Non mi interessa chi conosci e come sei arrivato fino qui.
Voglio sapere se rimarrai nel centro del fuoco con me senza fuggire.
Non mi interessa dove o che cosa o con chi hai studiato. Voglio sapere
ciò che ti sostiene, dall'interno, quando tutto il resto ti crolla addosso.
Voglio sapere se puoi stare veramente solo con te stesso
e se ti piace veramente la compagnia
nei momenti di vuoto.
J. L.









mercoledì 25 agosto 2010

confusioni


Si può confondere un sorriso con uno sguardo.
Uno sguardo con un desiderio.
Si, si può confondere.
Si può confondere una lacrima con l'acqua di mare e un singhiozzo con una risata. Oppure il senso di vuoto con la fame.
Si, si può confondere.
Si può confondere il desiderio con la volontà e la speranza con la certezza.
Si possono confondere i sogni, con altri che non ci appartengono.
Si possono confondere i sogni con la realtà e la realtà con l'immobilità.
Ogni giorno ci si può confondere, le carte si possono rimescolare. Si può giocare un'altra mano. Ogni giorno.
Si, si può fare.
Una sola cosa devi stare attenta a non confondere.
Non puoi confondere l'assenza d'amore con la negazione di valore.
Del tuo valore.
Etty Hillesum parlava di persone che possono avere molta anima e nessun sentimento. E io non capivo.
Adesso si, adesso capisco perfettamente.
Si può avere anima e nessun sentimento ma anche viceversa, molto sentimento e niente anima.
Non saprei cos'è peggio. Non saprei cos'è meglio.
So quello che voglio. Anima e sentimento.
Cuore/Testa/Pancia.
Tutto.
Anema e Core.

venerdì 20 agosto 2010

cercando la strada



La mia fantasia ama elaborare complicate trame, immagina vite avventurose nascoste all'ombra della quotidianità e giorno dopo giorno riesce ad immaginare un film dove perlomeno tre diversi finali assolutamente inverosimili scalciano per per prendersi l'onore dell'epilogo.
Poi all'improvviso la realtà si manifesta. Ed lì, indifesa davanti ai tuoi occhi, così semplice da farti tenerezza, così mite da farti spuntare un sorriso insieme alle lacrime.
E' solo la vita. Non serve difendersi, fare la furbetta e circondarsi di aer-bag. Non è necessaio niente di tutto ciò.
Basta viverla.

lunedì 16 agosto 2010

chi si loda s'imbroda


A questo pensavo ieri, ferragosto.
Avevo resistito per tutta la primavera e gran parte dell'estate. Ero stata zitta.
Poi, non so cosa mi è preso, ho cominciato a vantarmi.
Probabilmente è stato solo un eccesso di vanità. Il fatto è che ad un certo punto ho comiciato ad andare in giro a dire che io quest'anno non avevo fatto nemmeno un raffreddore.
Ed eccolo lì, potente e debilitante. Si è affacciato sabato e si è manifestato in tutto il suo ottenebrante splendore domenica.
Con tanto di febbre, febbre vera, 38°. Proprio a me che per farla salire dovevo strusciare il termometro con la coperta di lana.
Ebbene si, mi sono tirata addosso un'influenza con tutti i crismi.
Ma nonostante la febbre e la debilitazione lo spirito della portinaia non si è arreso.
Quindi stamattina, vestita come una vera portinaia racchiona in pieno inverno, ho inforcato la mia bicicletta e mi sono precipitata in guardiola.
Guardiola dormiente a dire il vero.
Meglio, così posso continuare i miei sogni.

sabato 14 agosto 2010

lavori in corso


Una giornata di tardo autunno a ferragosto. Può sgomentare lo so.
Così mi sentivo infatti al risveglio. Oltre tutto il telefono era muto da tempo immemore, al punto da costringermi più volte a squoterlo solo per vedere se ancora respirava.
Poi il pensiero del Faro è arrivato, come tante altre volte, in mio soccorso.
E' arrivato con il suo messaggio, chiaro.
La pioggia chiude il sipario regalandomi intimità.
Io ed io, in perfetto accordo. Ci capiamo al volo.
Così il Faro riprende vita e tutti i personaggi tornano a fare la loro parte.
Nel comprendere come nel creare.

mercoledì 11 agosto 2010

stelle

L'anguria è del Ristorante Alberto Ischia

Il Grande Fuxganghero aveva quasi terminato il suo lavoro annuale.
Tutti gli anni era la stessa storia, gli toccava andare a prendere il grande temperino galattico e rifare le punte alle stelle.
Poi aspettava la notte, e quando il buio era sufficientemente scuro, rovesciava i trucioli sulla Terra.
E fin qui poco male. Il dramma veniva subito dopo, quando finalmente pronto per azzannare la sua fetta di anguria, veniva sommerso da una fitta gragnola di desideri che lo costringeva a mollare la presa lasciando l'anguria a galleggiare nel cosmo.
Poi, come se non bastasse, c'erano le ribelli.
Lui avvertiva la loro presenza in fondo al sacco ma, come ogni anno, tentava di ignorarle, dicendosi che in fondo non erano che una sparuta minoranza.
Le ribelli, altrimenti dette Stelasse, erano le stelle morbide, dalle punte stondate. Le Stelasse riuscivano ad evitare il tremendo temperino galattico, non producevano trucioli e ballavano da sole.
Ogni anno, dopo che infiniti desideri andavano in mille pezzi cozzando contro il Grande Fuxganghero, loro si prendevano per mano e davano inizio alle danze.
La notte ormai era agli sgoccioli e quelli rimasti col naso in su davvero pochi.
Ma una cosa era certa: chi fosse riuscito a vedere una Stelassa danzante la notte di San Lorenzo avrebbe realizzato qualsiasi desiderio.

sabato 31 luglio 2010

summer interior

Edward Hopper - Summer Interior



Gli spazi tra le righe.


Sono i più preziosi per riuscire a leggere la verità.


Forse per questo amo tenere le imposte accostate nei giorni di sole.


Per poter leggere nella penombra del muro le tracce di luce che illuminano infiniti granelli di polvere.


Come infinite domande e risposte che si inseguono.


Ala ricerca di una verità che non è mai unica.

giovedì 29 luglio 2010

illusionismo


Coltivare i sogni come fossero giardini, innaffiando ogni desiderio con lacrime di gioia.


Affrontare i propri lutti, fallimenti, sorrisi venuti male, con distacco. Per non farsi tirare giù nella stessa terra.


Seppellire infine quello che va seppellito, per poter mutare il veleno in medicina.


E guardare il cielo per intuire il colore di un nuovo paio d'ali.


venerdì 23 luglio 2010

l'essenziale


Via via che gli anni passano le mie necessità diminuiscono.

E questa è sicuramente una gran fortuna. A cominciare dalle cose più banali.

Piccole abitudini quotidiane che si sono perse per strada.

In cima alla classifica è ovvio ci sono i beni materiali: dall'auto alle scarpe mi posso spogliare quasi di tutto, bicicletta ovviamente esclusa.

Sul cibo mi rendo conto che vado a periodi. Per esempio in questo periodo non posso vivere senza mele, mentre per fare a meno del cioccolato mi tocca nasconderlo nei posti più disparati facendo affidamento sulla mia cattiva memoria. Certo quando le carenze affettive si fanno pressanti non mi resta che cercare conforto in una buona tavoletta. Magari di un certo pregio, in modo da approfondire le mie conoscenze sull'argomento: ieri ho scoperto che il cioccolato Apurimac può energicamente sublimare le mie carenze. Per un giorno o due però, non di più.

Ed è qui che si arriva alla lista per forza di cose più fluttuante, anzi direi evanescente. Essa tratta di sentimenti, emozioni ed altri connessi. E' una lista piuttosto ingombrante, a volte imbarazzante.

Per questo la terrò per me sola.


giovedì 15 luglio 2010

punto di vista deluxe

foto TAXAndrew

Dire deluxe è dire poco. Anzi direi che in questo caso è fuori luogo.

Molto chic sarebbe più appropriato ma forse non esprime l'estrema sobrietà del luogo.

Fresco. Silenzioso e pulito.

I pavimenti devono essere repellenti alla polvere perche anche a scoparli con la massima cura non mi riesce di tirar su quasi nulla. Persino gli zerbini sono immacolati. Questa mattina presto, quando ancora non c'era nessuno in giro, li ho levati per vedere se almeno sotto c'era qualcosa. Nulla. Pulito.

Non capisco davvero. Certo sono ben al corrente che chi passa di qui non viene dal campo, ma ora comincio a sospettare che abbiano le suole delle scarpe moquettate, e che i tappetini delle loro auto nascondano in realtà potenti aspirapolvere.

Non mi resta che accomodarmi in guardiola e occuparmi dei miei pensieri.

In questi giorni c'è un ronzio che non mi da pace, qualcosa che non riesco a capire, che mi provoca mille domande incapaci di ottenere risposte.

Si, questo è il dato più frustrante. Non riuscire a concludere un ragionamento, non riuscire risolvere un quesito. Restare lì, con la testa sempre su quell'unica pagina che non vuole essere voltata.

Allora guardo fuori, al di là della strada.

Metto a tacere il cervello e lascio che la fantasia mi apra le porte del giardino di fronte.

Così posso camminare a piedi nudi sull'erba perfetta e freschissima conversando con gli incredibili fenicotteri rosa.

Loro sanno essere dei grandi ascoltatori e alla fine mi fanno una sola raccomandazione:

"Non fare domande se non sei in grado di accettare le risposte."


martedì 13 luglio 2010

a scuola dal fiume


Almeno una volta l'anno, quasi sempre d'estate anche se a volte non mi lascio sfuggire qualche piccola sessione invernale, cerco di frequentare la scuola del fiume.

Magari cambio fiume, spaziando dal Ticino al Trebbia passando dall'Adda.

E' comunque Fiume, le cose che insegna non cambiano.
E' educazione di base. Essenzialità.

Non altrimenti si potrebbe dire dei Mari.

Si, certo. Anche il Mare insegna, spesso incide nel profondo le sue lezioni. Ma è un'altra materia.

Così comincio ad osservare: l'acqua che lo abita. E' acqua, è Fiume, eppure non è mai la stessa, è il principio dell'impermanenza che governa ogni aspetto della vita.

Ma accanto a rivelazioni così impegnative ce ne sono tante altre più leggere.

Per esempio, a nuotare controcorrente spesso non si procede. Però se ti impegni puoi mantenere la posizione, puoi resistere senza farti travolgere. E solo questo piccolo fatto è capace di consolidare la tua autostima.

Poi ci sono i sassi sul fondo. Ognuno di loro possiede un lato nascosto. Un lato buio.

Ai sassi grandi invece ti ci puoi appoggiare e approfittare così di un differente punto di vista.

Ma il motivo principale per cui, anche quest'anno, ho avuto bisogno di andare a scuola dal Fiume è l'Arte dell'Aspettare.

Non ero certo io la sola allieva. Una domenica ho visto un signore che è restato tutto il giorno su un isolotto in mezzo al Trebbia con due sdraio perfettamente equipaggiate di asciugamani. Se ne stava lì buono buono. Aspettava.

L'ho visto andare via nel tardo pomeriggio. Ha ripiegato le sue due sdraio e se n'è andato. Da solo.

Io non sono certo così virtuosa.
Basta un nulla a distrarmi e dopo un po' mi stufo e mi butto in acqua.

Mi sa che che anche quest'anno mi toccherà ripetere.


mercoledì 7 luglio 2010

EQUILIBRIO URBANO


Le 7 e 33. Con tre minuti di ritardo mi scaravento giù per le scale.

Carico la bici, il lucchetto fa i capricci. Poi si arrende.

Fuori dal portone, sta passando il tram. Prendo il marciapiede.

Piano fino a via del Pollaiuolo. Poi scendo in strada e accellero.

Freno, c'è il camion della nettezza nel mezzo. Non riesce a passare, c'è un macchinone in seconda fila. Ringhio e risalgo sul marciapiede. Costeggio la scuola fino all'angolo, scanso i bambini, scanso le mamme, suono piano, chiedo scusa, sorrido.

Poi ancora giù in strada, pigio sui pedali. Via Confalonieri il cantiere. Camion che fa manovra. Cerco di salire sul marciapiede ma c'è una macchina sul passo. Mi fermo aspetto. Ecco si riparte, mi infilo a destra e guadagno l'incrocio. Pedalo, pedalo, pedalo. Il semaforo di Melchiorre Gioia è verde. Devo stare attenta a non farmi stringere sulla destra. Attraverso e giro sulla ciclabile, non prima di aver buttato l'occhio al display del Centro Direzionale che mi segnala le 7 e 42 per 27 gradi. Ah, ecco. Mi pareva che fosse più fresco.

Vado avanti, risalgo Melchiorre Gioia, poi mi butto giù a sinistra verso il sottopasso ma non lo prendo e risalgo sul marciapiede, per fortuna deserto, fino al Fatebene. Le 7 e 46, ho recuperato due minuti. Attraverso il piazzale in diagonale. Il pavé mi scombussola anche l'ultimo neurone e rischio seriamente di essere arrotata. Ma, penso, davanti all'ospedale è comodo.

Rido della mia stupidità e sono già sui Bastioni che arranco mettendo doppia forza in ogni pedalata per neutralizzare la salita.
Porta Venezia.

Pedala, pedala, pedala. Sto accostata sulla destra, suono tutti e due i campanelli per evitare portierate in faccia. Un furgone suona e mi fa cenno di stare più a destra. Lo raggiungo al semaforo solo per dirgli "scusami se esisto", sorrido a denti stretti e attraverso Cinque Giornate a tutta birra con il solito pavé che mi shakera fino al midollo e con la coda dell'occhio vedo che l'orologio sull'angolo segna le 7 e 56. Alla Rotonda non ho nessuno dietro e mi fiondo sulla sinistra, il semaforo è verde, giro. Attraverso Monte Nero, il pavé ora mai non mi fa più nulla. Imbocco via Bergamo, pedalo nello spazio tra le rotaie del tram e le macchine posteggiate. Fischio e scampanello ad una macchina che vorrebbe uscire dal posteggio, giro a destra sul marciapiede, gli ultimi metri e sono in piazzale Libia. Palo, catena, borsa. Apro il portone, apro la porta. Raggiungo la postazione. Sono le 7 e 59 e io sono in anticipo di un minuto.

Adesso posso cominciare la mia giornata di lavoro. Bella fresca!
Dedicato a Federico e Gian Luca,
senza le cui cure il mio equilibrio sarebbe molto più precario...
EQUILIBRIO URBANO è in Via Carmagnola angolo Via Pepe, a Milano (Isola)

martedì 6 luglio 2010

suoni


Silenzio. Caldo, si. Ma se sto ferma non lo sento.

Poi all'improvviso un suono. Gentile. Ma che cos'è? Da dov'è arrivato?

Forse l' ha generato il mio cuore stesso, commosso dalla purezza di certi istanti solitari.

Poi a quel suono se ne aggiunge un altro, e un altro ancora. Potrebbero essere campanelle o meglio sonagli, appena scossi dal vento.

E così, suono dopo suono è una musica quella che si sta creando.

Come la vita.

Emozione dopo emozione fino a creare un tessuto. Un tessuto armonico.

Ascolto meglio. Non sono note a caso generate dal vento. Ci deve essere una mano dietro a tutto ciò. Forse solo un bambino con uno xilofono, forse un musicista. Comunque un anima.

Io me ne approprio come fosse un regalo. Solo per me.

sabato 3 luglio 2010

il mare in una stanza


Consumo il mio sabato nella penombra accaldata della casa.

Restare in verticale senza il conforto di un condizionatore o delle pale è veramente una faticaccia.

Ma non mi lascio abbattere.

Riempio la vasca di acqua fredda, appena condita da qualche goccia di essenza di rosa, e ogni tanto mi immergo.

Ovviamente la fantasia deve fare la sua parte e chiudendo gli occhi mi concentro per sentire gli scogli nel bordo della vasca e la sabbia sotto ai piedi.

Dall'altra stanza arriva il suono del sax a fare la sua parte, e io vedo perfettamente nel controluce della finestra, la sagoma del saxofonista intenta a far parlare il suo strumento.

Certo son palliativi. Questi come altri che mi passano per la mente. Ma intanto la temperatura corporea si è abbassata e l'energia comincia a risalire.

venerdì 2 luglio 2010

green viewpoint


Ecco che il venerdi compie la sua magia e il palazzo si svuota.

Complice, come si dice, la calura estiva.

Io me ne resto qui, nella fresca guardiola tra gli alberi. Posto davvero ideale per estraniarsi completamente e lasciare il cervello libero di sgambettare sul prato.

Oggi mi sembra tutto perfettamente chiaro.

L'ho fatto una altra volta.

Mentre blateravo circa la mia conquistata autostima prendevo a smontare la deliziosa costruzione che si andava definendo nel mio cuore.

Ancora una volta non ho creduto che qualcosa di incredibilmente bello potesse capitarmi.

Allora ancora una volta approfitto del pomeriggio estivo per andare a ripetizione dalla Regina Bianca che versandomi il té non può fare a meno di ricordarmi : "Talvolta mi è capitato di credere a ben sei cose impossibili già prima del breackfast."

E io ripeto a memoria: "Credere l'incredibile, osare l'impossibile."

Adesso si che che ho imparato la lezione.


giovedì 1 luglio 2010

equilibrismi


Fare il funambolo sicuramente non è mai stata la mia aspirazione.

Ma più vivo e più mi rendo conto che forse la mia strada non è altro che una corda tesa.

Qualche volta, quando mi sento più audace, do una sbirciatina di sotto. Così, giusto per controllare se la rete è al suo posto. Ma francamente non sono mai riuscita a vederla.

Quindi non mi resta che mettere un piede dietro l'altro, respirando profondamente e lentamente, sorridendo e assaporando tutta l'ebrezza dello stare perennemente in equilibrio.

Cercando in continuazione il mio baricentro esatto, senza mai restare immobile ma facendo la mia parte nel sottile movimento dell'universo.

Recentemente spostandomi in alta quota ho visto il fiume scorrere sotto di me, e riflessa nell'acqua ho potuto vedere la mia immagine avanzare sotto il pelo dell'acqua.

Allora ho capito che la rete c'è.

Ho capito che la mia rete sono io, e quando sono in buona armonia con il ritmo dell'universo è l'universo stesso che la tiene tesa.


domenica 27 giugno 2010

casa


Domenica con la mamma. Qui nella casa dove sono nata.
Cioè, non esattamente. Sono nata quattro piani più sù. Ma si sa, i tempi cambiano e spesso tocca scendere con i piedi per terra.

Non ritrovo molto del tempo passato qui.

Scendo in giardino, posso vedere le differenze, i cambiamenti.

Il vuoto che si è creato.

Riconosco i cocci di vetro cementati in cima al muro. Ricordo che una volta da piccola sentii parlare di un evaso che forse passando di lì aveva guadagnato la strada dei tetti. Chissà poi se l'avevo sentito dire davvero o se, come ora, già da piccola la mia fantasia si inventava le storie.

Il glicine invece si dev'essere stufato di far ombra perchè da stare disteso in orizzontale è passato ad arrampicarsi inutilmente sul muro. Peccato. Mi piaceva il pomeriggio guardare il cielo attraverso le sue foglie. Mi piaceva quel contrasto di azzurro, verde e glicine. Ora il fondo grigio si capisce perfettamente che lo deprime. Ha smesso anche i fiori.

Ho un sacco di tempo da passare e sono così stanca che non riesco a concentrarmi su niente. Mi invento un gioco: penso ad una persona e cerco un quadrifoglio. Non mi ricordo di averne mai trovato uno. Eppure oggi mi è bastato formulare questo pensiero perchè un bellissimo quadrifoglio verde intenso si materializzasse sotto i miei occhi.

E' vero, proprio così. Lo raccolgo con la massima cura. Lo metterò da parte per regalarlo, perchè così funziona con la fortuna: se la trattieni la spegni, bisogna farla girare, donarla.

Così la mia domenica un po' triste cambia subito luce.

Perchè io, oramai è assodato, sono una ragazza molto fortunata.

giovedì 24 giugno 2010

elogio dell'ozio


Pomeriggio oscurato.

Occhi spenti.

Non mi resta che il divano. Metto in funzione le orecchie e resto in ascolto.

Lascio che la pigrizia mi parli e mi convinca. Posso restare così, per diverse ore.

Non devo per forza fare, disfare, capire.

Posso ascoltare senza cercare risposte.

Immagazzinare energie. Lasciarsi sfiorare dalle idee senza acchiapparle.

Approfittare della momentanea cecità per rendersi invisibile.

Godere della penombra. Forma e sostanza.

martedì 22 giugno 2010

acqua, sole, vento.


L'acqua resta lì, nella vasca a disposizione. Accogliente.

Il pomeriggio può anche capitare di trovarla solo per te.

Un'intera piscina solo per te. Un vero lusso e una grande fortuna.

Nuotare a sazietà, pensare a sazietà.

Poi il sole che quando si unisce al venticello sottile sa produrre fantastiche carezze.

Giusto per farti pensare che non c'è niente di meglio, non c'è niente di ottimo, al di fuori di quello che riusciamo a percepire.

Poi ti distrai un attimo ed ecco che i pensieri, gli stessi pensieri, si ricompongono in un modo del tutto diverso. Direi inedito.

E la luce, e il sole stesso, e il vento di colpo ti parlano in modo diverso. Ti svelano un altro mondo.

Un mondo che francamente ti era sfuggito, e di cui ancora fai fatica a capire il significato.

Non resta che respirare a fondo e guardare avanti.

venerdì 18 giugno 2010

L'ultimo post


Pensar, pensar


"Penso che nella società attuale ci manchi la filosofia.

Filosofia come spazio, luogo, metodo di riflessione, che può anche non avere un obiettivo determinato, come la scienza che invece procede per soddisfare i suoi obiettivi.

Ci manca la riflessione, pensare, necessitiamo del lavoro di pensare e mi sembra che, senza idee, non andiamo da nessuna parte."


Oggi, nel giorno della sua morte.
Per non dimenticare Jose Saramago.

Wislawa Szymborska

LA STAZIONE


Il mio non arrivo nella città di N.
è avvenuto puntualmente.

Sei stato avvertito
con una lettera non spedita.

Hai fatto in tempo a non venire
all'ora prevista.

La mia persona, assente,
si è avviata all'uscita tra la folla.

Alcune donne mi hanno sostituito
frettolosamente
in quella fretta.

A una è corso incontro
qualcuno che non conoscevo,
ma lei lo ha riconosciuto
immediatamente.

Si sono scambiati
un bacio non nostro,
intanto si è perduta
una valigia non mia.

La stazione della città di N.
ha superato bene la prova
di esistenza oggettiva.

L'insieme restava al suo posto.
I particolari si muovevano
sui binari designati.

E' avvenuto perfino
l'incontro fissato.

Fuori dalla portata
della nostra presenza.

Nel paradiso perduto
della probabilità.

Altrove.
Altrove.
Come risuona questa parolina.

Wislawa Szymborska.
Una scoperta, una sorpresa, un emozione continua.
Un regalo.
Premio Nobel per la letteratura 1996.




mercoledì 16 giugno 2010

pioggia


Pensavo che un giorno di pioggia era quello che mi ci voleva.

Per impigrire la giornata, per mangiare malinconia già a colazione.

La finestra aperta, il profumo del gelsomino bagnato. Così diverso dal gelsomino notturno. Già, le tante anime del gelsomino, ognuna con un odore diverso.

Proprio come noi.

Volevo approfittare della pioggia per stendere la mia memoria sul balcone. Volevo che l'acqua piovana la lavasse dai ricordi che bruciano, scottano, agitano.

Ma non ho saputo resistere, l'ho dovuta subito ritirare.

Sono troppo gelosa dei miei ricordi. Non vorrei lavarli via mai.

Continuerò ad accarezzarli fino ad addomesticarli. Così non faranno più male.

domenica 13 giugno 2010

epilogo


La barca faceva acqua.

Diverse volte ne ho avuto la percezione, dopo il primo periodo di sublime navigazione.

Inoltre l'altro marinaio, il mio socio, era sparito. E il comandante non s'era proprio visto.

Ero sola, in mezzo al mare, sopra una barca che si stava inabissando.

Guardandomi intorno non vedevo altro che mare. Mare adorato in cui tanto avevo desiderato navigare.

Ma non avevo scelta, dovevo saltare.

Così una mattina ho lasciato la barca al suo destino e ho cominciato a nuotare.

Non so per quante ore l'ho fatto, forse per diversi giorni.

Ogni tanto per riposare facevo il morto e il mare, che è mio amico, mi trasportava.

Ho visto pesci di ogni genere. Alcuni mi hanno fatto ridere, altri paura.

Mi sono lasciata cullare a lungo e a lungo, riprendendo le forze, ho nuotato.

Devo anche aver pianto, a tratti. Ma le lacrime si sa sono salate e il mare le assorbe volentieri.

Poi ho cominciato a vedere qualcosa.

Qualcosa silenziosamente stava cambiando sul mio orizzonte e quando finalmente sono riuscita a mettere a fuoco l'ho visto.

Il mare mi stava riportando a casa, mi stava riportando al Faro.

Mi sono lasciata adagiare su quella spiaggetta che ormai non avevo più forze e sono rimasta a guardare.

Quello che vedevo sopra di me era sicuramente il mio Faro ma.... era abitato.

Attorno al tavolo, sotto la pergola, discutevano animatamente un uomo dai tratti e dall'accento rom, un nero, probabilmente cetrafricano, e una donna .

La donna era di spalle e non potevo vederla in viso, ma sulla spalla teneva una grassa gatta a tre colori. Sotto al tavolo invece dormiva un cagnone bianco e grigio dall'aria bonaria.

I tre non smettevano di discutere e ridere. Sembravano tre ragazzini ma probabilmente erano tre nonnetti.

Poi la donna si è alzata, facendo rotolare la gatta a terra, e ha fatto qualche passo in direzione del mare.

In quel momento ho capito che nuotando dovevo aver superato qualche barriera spazio/temporale, perchè quella donna ero io.

Certo dovevano essere passati diversi anni. Lo intuivo non tanto dal suo aspetto fisico, quanto dal senso di compiutezza che emanava.

Restai lì a lungo, come spiando in uno dei futuri possibili.

E mentre mi domando se futuro può supportare il plurale, vengo colpita da una tavola ricurva portata dal mare.

Non mi ci vuole molto a riconoscere un pezzo della mia barca, quello su cui ancora, un po' sbiadito dal mare, si può leggere il suo nome: Respiro d' Amore Impossibile.


sabato 12 giugno 2010

oscillando


Tra la consapevolezza del dolore.

Che è vita.

E il desiderio di felicità.

Che è vita.

giovedì 10 giugno 2010

punti


Punti di forza, punti dolenti, punti di vista, punti di sutura.

Punti che ti fanno vincere un premio. Se hai la costanza di fare la raccolta.

Punti numerati, che se li unisci fanno un disegnino.

Conosco il mio punto di forza.

Conosco il mio punto critico, debole, dolente.

Sono esattamente lo stesso punto. Coincidono.

Nello stesso spazio infinitesimale.

Ecco il punto!

Uff,... che fatica però.

lunedì 7 giugno 2010

risoluzioni


Tante volte ho pensato di affidarmi al cuore.

Ho creduto sinceramente di ascoltarlo e di seguire i suoi consigli.

Stasera so di aver imbrogliato.

Ho sempre ascoltato inanzittutto la testa. E probabilmente ho fatto bene perchè si capisce che il mio cuore non era in grado di farsi ascoltare.

Un cuore incapace di amare quello che non comprende.

Dato che credevo che l'unico modo per comprendere dovesse passare attraverso la conoscenza.

Ma dopo aver inutilmente sguinzagliato i miei neuroni mi sono arresa all'unica risoluzione capace di darmi pace. Arriva dal cuore e sicuramente può sembrare poco sensata ma sento che è quella giusta. Credo che abbia qualcosa a che fare con la compassione. Oltre la comprensione, incondizionatamente.

E insieme a tutto ciò scopro che il solo fatto di provare questo sentimento è di per se molto appagante.

domenica 6 giugno 2010

esplorandomi


Come la Regina Bianca posso credere ad almeno sei cose impossibili già prima di colazione.

Poi sono capace di proseguire cambiando punto di vista sullo stesso fatto per ben quarantasei volte.

Alla fine girello per casa facendo saltellare tra le mani un orrido coso dotato di quarantasei facce.

Ma sono sempre io.

E alla fine riemergo.

Corsivo

martedì 1 giugno 2010

fronteggiando le onde


Non si è mai al sicuro dal mare grosso.

Soprattutto quando è il tuo stesso io più profondo a generare le onde.

Sono le solite onde, messe sù da quella vocina che cerca di denigrarti, di spegnerti, di tagliarti le ali e la fantasia.

Per anni l'ho ascoltata con le orecchie basse, e spesso le ho permesso di prendere il comando, generando foreste di dubbi e nuvole cariche d'ansia.

Grazie a lei, la mia vocina denigratoria, ho inciampato, strisciato e messo a tacere come fossero scabrosi i miei più sani desideri.

Grazie a lei ho camminato restando in ginocchio, dimenticandomi di avere due belle gambe.

Profilo basso! -mi urla lei- cosa credi di fare?

Ma ora che ho cominciato a studiare da marinaio ho imparato a cavalcare le onde, e ad alzare la voce quando discuto con lei.

E così facendo ho imparato a rispettare la mia vita, vedendone tutta la bellezza.

Propio tutta, compresa quella che ancora ha da venire.