sabato 2 luglio 2011

emozioni a pedale


Mentre attraverso in diagonale davanti al Fatebene sorrido pensando al pensiero che mi faceva sorridere tutte le mattine passando di qui poco meno di un anno fa.
Era il pensiero davvero idiota che farsi arrotare davanti a un ospedale potesse essere molto pratico e conveniente.
Pochi istanti e non sorrido più, anzi, una quantità inverosimile di lacrime mi scende giù all'impazzata, dentro la bocca, per il mento, lungo il collo. Vengono giù da sole, rompendo gli argini dell'autocontrollo dove le avevo confinate, ammortate, degluttite.
All'improvviso la coscienza della sua mancanza. Se mi faccio male ora non ci sarà lui, a cazziarmi prima per poi prendermi in carico, curarmi e riaggiustarmi.
Continuo a pedalare mentre i ricordi arrivano uno dopo l'altro, quando mi ero incrinata due vertebre e non volevo dire come, quando sono riuscita a incendiarmi un piede, ai tempi della mia bottega "alchemica"a Brera, mentre già andavo conquistandomi il suo essere orgoglioso di me, senza che mai venisse meno la sua necessità di cazziarmi, comunque.
E poi gli ultimi discorsi amari, il pudore dei sentimenti, ancora, il caratteraccio, intatto, la resa.
Quasi le otto, sono arrivata, l'urgenza di scrivere asciuga le ultime lacrime di questo pianto inaspettato, prepotente.
Grazie Gae, continua a proteggermi, ovunque tu sia.

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