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L'ultimo giorno dell'anno infine rallento. La prendo larga da ogni impegno, preferisco improvvisare.
E l'istante mi porta dentro di me, con una voglia infinita di pace e silenzio.
Così mi godo le ultime ore, concentrata nell'unico desiderio di fare quello che più mi piace.
E' semplice ma non è affatto scontato, devo appellarmi a tutto il mio coraggio per augurarmi da sola di essere migliore per l'anno che verrà. E lui non potrà fare altro che essere un anno migliore.
Come immergendomi in un mondo fantastico ritrovo il mio ritmo.
E' un ritmo speciale, un po' pigro e molto fluttuante. E' un ritmo decisamente acquatico dove le cose si trasformano per accontentare la mia fantasia.
Mi guardo in giro mentre mi godo la carezza dell'acqua sulla pelle, esploro territori così conosciuti e in bella vista da essere per me assolutamente nuovi.
Per un attimo che sembra lungo una vita posso percepire l'infinito sopra di me.
Sorrido sott'acqua con la certezza di essere davvero una ragazza fortunata.
Molto fortunata.
Troppo spesso faccio finta che vada bene così e mi accontento di risultati mediocri.
Sempre più spesso però mi capita di volercela mettere proprio tutta.
Sì, quando credo fino in fondo in quello che faccio allora porto avanti il mio progetto con la massima cura. Senza tirar via, senza risparmiare energie né intelligenza.
Per forza dopo il risultato è forte.
Ma anche girare per la mia città col naso per aria a guardare le lucine di Natale.
Anche questo mi ricarica e mi accende.
In realtà non sono mai andata via. Ero assente però, questo sì.
Completamente assorbita, legata, avvinghiata. Anzi direi di più: invischiata.
Giorno dopo giorno e alcune memorabili e sfinenti notti.
Era già successo lo scorso anno, con l'arrivo del freddo.
Passo il mese di dicembre strettamente fidanzata con il cioccolato, e lui la fa da padrone su ogni aspetto della mia vita.
Ma queste ormai sono le ultime ore.