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Si può confondere un sorriso con uno sguardo.
Uno sguardo con un desiderio.
Si, si può confondere.
Si può confondere una lacrima con l'acqua di mare e un singhiozzo con una risata. Oppure il senso di vuoto con la fame.
Si, si può confondere.
Si può confondere il desiderio con la volontà e la speranza con la certezza.
Si possono confondere i sogni, con altri che non ci appartengono.
Si possono confondere i sogni con la realtà e la realtà con l'immobilità.
Ogni giorno ci si può confondere, le carte si possono rimescolare. Si può giocare un'altra mano. Ogni giorno.
Si, si può fare.
Una sola cosa devi stare attenta a non confondere.
Non puoi confondere l'assenza d'amore con la negazione di valore.
Del tuo valore.
Etty Hillesum parlava di persone che possono avere molta anima e nessun sentimento. E io non capivo.
Adesso si, adesso capisco perfettamente.
Si può avere anima e nessun sentimento ma anche viceversa, molto sentimento e niente anima.
Non saprei cos'è peggio. Non saprei cos'è meglio.
So quello che voglio. Anima e sentimento.
Cuore/Testa/Pancia.
Tutto.
Anema e Core.
La mia fantasia ama elaborare complicate trame, immagina vite avventurose nascoste all'ombra della quotidianità e giorno dopo giorno riesce ad immaginare un film dove perlomeno tre diversi finali assolutamente inverosimili scalciano per per prendersi l'onore dell'epilogo.
Poi all'improvviso la realtà si manifesta. Ed lì, indifesa davanti ai tuoi occhi, così semplice da farti tenerezza, così mite da farti spuntare un sorriso insieme alle lacrime.
E' solo la vita. Non serve difendersi, fare la furbetta e circondarsi di aer-bag. Non è necessaio niente di tutto ciò.
Basta viverla.
A questo pensavo ieri, ferragosto.
Avevo resistito per tutta la primavera e gran parte dell'estate. Ero stata zitta.
Poi, non so cosa mi è preso, ho cominciato a vantarmi.
Probabilmente è stato solo un eccesso di vanità. Il fatto è che ad un certo punto ho comiciato ad andare in giro a dire che io quest'anno non avevo fatto nemmeno un raffreddore.
Ed eccolo lì, potente e debilitante. Si è affacciato sabato e si è manifestato in tutto il suo ottenebrante splendore domenica.
Con tanto di febbre, febbre vera, 38°. Proprio a me che per farla salire dovevo strusciare il termometro con la coperta di lana.
Ebbene si, mi sono tirata addosso un'influenza con tutti i crismi.
Ma nonostante la febbre e la debilitazione lo spirito della portinaia non si è arreso.
Quindi stamattina, vestita come una vera portinaia racchiona in pieno inverno, ho inforcato la mia bicicletta e mi sono precipitata in guardiola.
Guardiola dormiente a dire il vero.
Meglio, così posso continuare i miei sogni.
Una giornata di tardo autunno a ferragosto. Può sgomentare lo so.
Così mi sentivo infatti al risveglio. Oltre tutto il telefono era muto da tempo immemore, al punto da costringermi più volte a squoterlo solo per vedere se ancora respirava.
Poi il pensiero del Faro è arrivato, come tante altre volte, in mio soccorso.
E' arrivato con il suo messaggio, chiaro.
La pioggia chiude il sipario regalandomi intimità.
Io ed io, in perfetto accordo. Ci capiamo al volo.
Così il Faro riprende vita e tutti i personaggi tornano a fare la loro parte.
Nel comprendere come nel creare.
L'anguria è del Ristorante Alberto Ischia
Il Grande Fuxganghero aveva quasi terminato il suo lavoro annuale.
Tutti gli anni era la stessa storia, gli toccava andare a prendere il grande temperino galattico e rifare le punte alle stelle.
Poi aspettava la notte, e quando il buio era sufficientemente scuro, rovesciava i trucioli sulla Terra.
E fin qui poco male. Il dramma veniva subito dopo, quando finalmente pronto per azzannare la sua fetta di anguria, veniva sommerso da una fitta gragnola di desideri che lo costringeva a mollare la presa lasciando l'anguria a galleggiare nel cosmo.
Poi, come se non bastasse, c'erano le ribelli.
Lui avvertiva la loro presenza in fondo al sacco ma, come ogni anno, tentava di ignorarle, dicendosi che in fondo non erano che una sparuta minoranza.
Le ribelli, altrimenti dette Stelasse, erano le stelle morbide, dalle punte stondate. Le Stelasse riuscivano ad evitare il tremendo temperino galattico, non producevano trucioli e ballavano da sole.
Ogni anno, dopo che infiniti desideri andavano in mille pezzi cozzando contro il Grande Fuxganghero, loro si prendevano per mano e davano inizio alle danze.
La notte ormai era agli sgoccioli e quelli rimasti col naso in su davvero pochi.
Ma una cosa era certa: chi fosse riuscito a vedere una Stelassa danzante la notte di San Lorenzo avrebbe realizzato qualsiasi desiderio.