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Una domenica soffice, sì, molto soffice.
E non ha ancora nevicato! Certo che se ci si mettesse anche la neve sarebbe ancora più soffice. Forse troppo però. Correrei senz'altro il rischio di restare qui ad impastare sofficezza su sofficezza fino a restarne completamente avvolta.
In realtà la magia di questa domenica è cominciata già di sabato, anche se qualcosa di rigido ancora persisteva e non voleva cedere.
Ma poi è stato facile.
E' bastato assecondare quel pensiero leggero che andava semplicente a scompigliare tutti i programmi.
Così si costruisce una domenica soffice. Con una buona base di sorrisi e piacevolezza si può tranquillamente assaporare minuto per minuto quello che passa.
Lasciandosi cullare da amore e fantasia.
Oltre ad essere legati a tempi e luoghi particolari, oltre ad essere i guardiani di un ricordo, i miei oggetti sono anche la testimonianza delle cose cho ho fatto. O perlomeno di quelle che ho provato a fare.
Questi che si intravedono sopra la madia ad esempio sono i Lollipop Bijoux: finti gioielli di veri biscotti, crackers o cioccolatini.
Sono stati la passione di una stagione ma fin dall'inizio li ho traditi non credendo in loro. Benchè li amassi molto ero sicura che si sarebbero sgretolati nel giro di qualche mese... e invece eccoli lì! Ancora interi dopo ben tredici anni!
Forse valeva la pena di crederci un po' di più.
Lo so, è il mio punto debole.
Cioè, uno dei...
Anche se qui dentro ho predicato più di una volta il Principio del Vuoto, confesso di fare una gran fatica a liberarmi degli oggetti.
Non me ne libero, no. Piuttosto me ne dimentico. Per qualche anno, per qualche vita.
Così ieri sera finalmente alcuni oggetti sono usciti dagli scatoloni per prendere il proprio posto nella casa. Sì, in questo momento mi sembra proprio che siano loro a mutare lo stato di questo appartamento in casa.
La casa custode della memoria.
Solo questa piccola cosa.
Niente a che vedere con il senso di appartenenza, la serenità o la stabilità. Sensazioni o emozioni che dipendono solo da me.
In qualsiasi luogo, nel tempo infinito di un attimo.
Mi fermo, mi ascolto. Cerco di prendere il ritmo. Di riprendere il ritmo.
C'è qualcosa che non va. Sono a pezzi e non capisco.
Sarà solo la stanchezza penso.
Poi mi rendo conto di essere in apnea. Un altra volta. Eppure mi ero giurata di non farlo più.
Devo fermarmi, ascoltarmi e... respirare.
Sì, solo respirare. Tutto il resto viene da sé.
E' talmente semplice.
Giorni di grande fatica.
Fatica ad andare avanti diritta, senza distrarmi, senza perdermi, senza sprecare energie.
Fatica soprattutto nel non voler tralasciare nessun aspetto della mia vita.
E so già che qui c'è il punto critico: la tendenza a macinare a testa bassa concentrandomi su quello che di volta in volta mi spaventa o mi coinvolge di più.
Fatica: deriva da "fatis" che significa crepa, fenditura.
Fatica: aprire una crepa dentro i propri limiti.
Fatica cioè significa: superare i propri limiti.
Allora mi fermo, mi guardo attorno in questa casa ancora nuova, ancora da vivere.
Mi fermo a guardarmi da fuori mentre decido di fermarmi, preparare il caffè e sedermi qui a scrivere. Dopo un tempo che mi sembra lunghissimo.
Adesso va meglio, posso vedere tutta la bellezza di questo istante e provare gratitudine per la mia vita e per quella che sono.
E anche per chi silenziosamente mi legge. Grazie.