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scuola del fiume/anno 3°
Pensavo di fare forca questa estate. Insomma dicevo, cosa mai avrò ancora da imparare da questo fiume?
Ma la mia compagna di banco, fiumarola fin dalla nascita, non ha voluto sentir ragioni. Lei e il suo cane mi hanno prelevato direttamente dalla portineria per consegnarmi un altra volta al Trebbia.
Direi proprio che ha fatto bene dato che questa sessione teneva in serbo l'insegnamento più importante.
Lungo il tragitto siamo state sottoposte a diversi test, tipo sparizione di strade e apparizione a sorpresa di nuovi paesaggi. Nient'altro che espedienti per introdurci nel vivo del tema di quest'anno: la trasformazione.
Quello che abbiamo ritrovato era esattamente lo stesso tratto di fiume dell'anno scorso: stesso luogo, stessi ciotoli e stesse piante a fare da cornice, ma contemporaneamente era profondamente mutato.
Sia il lago che l'isola su cui un ignoto bagnante si esercitava nell'Arte di Aspettare erano spariti. Anche l'acqua al primo assaggio sembrava un'altra, molto più tenera ed accogliente, meno mordente, ma cercando bene ecco che nascosto tra i flutti abbiamo ritrovato il nostro tapis roulant liquido, dove puoi nuotare per ore senza spostarti di un centimetro.
I ciotoli invece, che dapprima sembravano i soliti, inermi da tempo immemorabile, beh, loro osservati da vicino hanno dato la prova provata della vera essenza della lezione: erano tutti, nessuno escluso, rivoltati!
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